Come accadde con il ramo caduto dentro il fontanile [1], anche in questo caso come biologo e come associazione onlus che collabora con l'amministrazione comunale (a titolo gratuito), ho illustrato e motivato la proposta di chiedere alle imprese di manutenzione del verde di non tagliare l'erba e gli arbusti che sono cresciuti sugli argini del fontanile, in particolare proprio nella zona di rottura delle recinzioni. L'ufficio Ecologia infatti deve prima di tutto favorire e tutelare la natura in termini di biodiversità e ambiente e al contempo predisporre misure atte a raggiungere il miglior compromesso tra natura (in primis) e cittadini.

Il non tagliare l'erba proprio in quei punti (ma l'ideale sarebbe di lasciarla crescere anche lungo tutta la testa) ha una triplice funzione:
1 - preserva la tenuta degli argini,
2 - protegge la fauna fornendo cibo e riparo,
3 - assume temporaneamente, in attesa di manutenzione delle recinzioni, il compito di proteggere e rendere più sicuro il percorso ai cittadini evitando un eccessivo avvicinamento delle persone alle sponde.

Dato che queste zone umide sono di particolare interesse naturalistico, l'ufficio ecologia insieme al sottoscritto promuovono l'utilizzo di metodi ecologici al fine di tutelare questo patrimonio sia in termini faunistici che floristici e ambientali.
Quasi sempre infatti la visione da "giardino" di queste zone naturalistiche che alcuni cittadini - a torto o per ignoranza in buona fede - possono avere, comporta una perdita di biodiversità e la successiva morte dell'ambiente stesso. In questo caso allora è bene che queste persone sfoghino il loro estro (non certo creativo) all'interno dei propri giardini privati. La gestione ambientale deve essere fatta sempre con le giuste conoscenze, senza guardare all'estetica (salvo in caso di parchi urbani come Spina Azzurra) ma le scelte devono essere fatte tenendo conto del contensto e della conservazione naturalistica che comportanto.
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